PIERANDREA FANIGLIULO 11-11-2018

Il Lecce sembra il Barcellona, nonostante i colori più vicini a quelli degli spagnoli siano proprio indossati dal Cosenza. Venti-venticinque minuti di grande calcio zittiscono gli spettatori, tutti calabresi, a parte una decina di salentini giunti a Cosenza (il grosso della tifoseria ha preferito non partire per protestare contro le restrizioni).

L’ex Braglia prepara la partita contro il Lecce cercando di contenere per poi ripartire, così si spiega Di Piazza in coppia con Tutino sin dall’inizio, confida nella velocità dei due per prendere d’infilata la più lenta retroguardia giallorossa. Sarà questa una scelta che il Cosenza pagherà a caro prezzo perché le squadre che hanno messo in difficoltà il Lecce in questo campionato sono quelle che l’hanno aggredito e non aspettato. Infatti i giallorossi sono andati a nozze, perché se li lasci giocare, tocchettare, sei spacciato; hanno qualità rare in questo torneo ed arrivano in porta con una facilità disarmante.

Liverani non credeva ai suoi occhi e noi neanche. Il Lecce era meritatamente in vantaggio di due gol dopo 20 minuti e tutto sembrava andare per il verso giusto. Poi Braglia ha capito l’errore, ha ridisegnato la squadra e grazie al calo fisico in alcuni elementi del Lecce e mentale in altri, il Cosenza ha preso in mano le redini della partita. Ci sta, a questo gioco si partecipa in due ed i calabresi dovevano recuperare. Certo la partenza ad handicap ha reso difficile il tentativo disperato di rimonta ma con le amnesie in fase difensiva di questo Lecce, tutto può accadere.

L’abbiamo detto in passato e riteniamo di non avere torto: oltre agli uomini, alcuni sicuramente più pronti di altri, è proprio l’assetto in fase di non possesso che non convince. Un esempio? Le marcature preventive. Non si può rischiare di prendere il contropiede su quasi ogni angolo battuto; o meglio può capitare ed al Lecce è successo spesso, proprio per questo si devono prendere le necessarie contromisure a queste amnesie che comportano ripartenze veloci degli avversari e falli tattici dei giallorossi. Poi non ci lamentiamo se vengono ammoniti ed espulsi (il fallo di Meccariello a Pescara in realtà non c’era) perché poi gli arbitri, a volte, si lasciano condizionare dalla veemenza dell’azione e possono sbagliare.