Damiana Patrimia 20/02/2019

Si ascrive a Goffredo il normanno, Conte di Conversano,
l’inizio della costruzione della Chiesa Madre di Copertino
(1088), che originariamente fu intitolata a Maria SS. Assunta.
La costruzione di questo tempio fu continuata da Manfredi
di Svevia, Principe di Taranto e Conte di Copertino che nel
1235 lo elevò a basilica dedicandolo alla Vergine delle Nevi.
La chiesa già basilica regia, fu elevata a basilica minore nel
2011, ovviamente in ambito ecclesiastico.
La costruzione di questo sacro edificio fu portata a termine
dagli Angioini nel 1311 e due secoli e mezzo dopo, nel 1536,
avendo già subito restauri nel 1489, venne ampliato e pressoché
rifatto, poi tra il 1707 e il 1710 altri lavori gli conferirono
la forma che attualmente vediamo. L’originario impianto
romanico di questa chiesa si può immaginare da quel poco che
si apprende dalla S. Visita che nel 1579 effettuò a Copertino
Mons. Cesare Bovio, nonché dai ritrovamenti emersi durante
i moderni lavori di consolidamento e di restauro. Il tempio è
sorretto da 18 colonne di epoca romanica, dotate di capitelli
figurati. Nel XVIII secolo queste colonne furono incluse da
pilastri quadrangolari, mentre la volta cuspidale a capriate
lignee fu ricoperta da un cielo appeso ornato da artistici
stucchi.
Comunque dalla santa Visita di Mons. Bovio apprendiamo, tra
l’altro, che da poco erano stati ultimati i lavori di ampliamento
della chiesa, che al centro era sostenuta da dieci colonne,
cinque per lato, e che altre sei colonne per lato, infisse nelle
pareti, distinguevano e componevano le Cappelle. Nel 1563
erano già iniziati i lavori di ampliamento della sacrestia e 13
anni dopo era stato acquistato il suolo per la costruzione del
coro che poi venne realizzato in forma triangolare, protetto da
un’artistica balaustra che iniziava da un arco poggiante su due
colonne, sotto il quale vi era il maggiore altare, e dietro di esso
era collocato un altro altare portatile in marmo che custodiva
il Santissimo Sacramento.
Sui tre lati del coro si aprivano tre finestre oblunghe, che
ancora dall’esterno si intravedono, mentre alla destra, sempre
del Coro, sorgeva la Cappella della Società del Santissimo
Sacramento. A sinistra, invece, al posto della cappella di S.
Sebastiano si apriva l’omonima porta, contigua alla Porta dei
Leoni e all’originario campanile romanico, al posto del quale
nel 1547 venne realizzata l’imponente torre campanaria.
Lo stile semplice del prospetto romanico del tempio copertinese
fu modificato dai due elementi aggiunti dal Sanfelice: il portale
centrale e il grande finestrone che lo sovrasta. Sono stati
conservati invece le due finestre rotonde e lo stemma della
casa sveva che campeggia sulla porta di S. Sebastiano. Il lato

nord del sacro edificio presenta una nuda parete interrotta solo
al centro dalla Porta dei Leoni, su cui poggia la statua lapidea
della Madonna della Neve. Questo portale che presenta alla
base due leoni di pietra, è scarno di fregi e reca al centro e
lateralmente tre semplici ovali, su cui sono incise epigrafi
tratte dal testo dell’Apocalisse di S. Giovanni.
Va ancora detto, ritornando all’indietro, che complessivamente
nella chiesa si conservano un piccolo affresco trecentesco
sull’altare della Madonna delle Nevi, tele di Gianserio Strafella,
gli stalli lignei, nell’abside, realizzati nel 1793 da Raffaele
Monteanni, nonché la tomba di Tristano Chiaromonte (1460),
padre di Isabella che fu sposa del re Ferrante d’Aragona.
Abbattuto il semplice campanile romanico, il celebre maestro
neretino Giovanni Maria Tarantino per conto del comune nel
1588 realizzò la massiccia torre campanaria, a cui si accede
dal transetto della chiesa, giungendo in alto tramite un sistema
di scale. Alta circa 33 metri, e con un perimetro di circa 40
metri, questa torre campanaria si compone di quattro livelli,
ma avrebbe dovuto annoverarne ancora un altro, ed essa in
ogni suo ambito appare artisticamente decorata da figure,
foglie d’acanto e simboli.
Ogni facciata della struttura è divisa in tre zone verticali
da quattro colonne parzialmente incastonate nel muro. “In
quella centrale – dice G. Verdesca – gli ampi finestroni che
contengono le quattro grandi campane. Nelle due laterali le
due piccole nicchie vuote, con la volta a forma di conchiglia,
sono sormontate da due mensolette, su cui poggiano le otto
teste cinte da corone di alloro, e che riproducono l’effige di
altrettanti condottieri e principi, esse ricordano più o meno
fedelmente quelle scolpite sul portale del castello. Le sedici
corone sono interrotte al terzo inferiore da una corona
riccamente lavorata che ne appesantisce lo slancio e terminano
con due capitelli di pregevole fattura. Il tutto è sormontato da
un ricco cornicione, che richiama quelli dei piani inferiori e
conferisce un aspetto meno provvisorio alla torre incompiuta
anche se al di sopra di quel cornicione si notano le basi di sedici
colonne che continuando quelle del piano immediatamente
inferiore dovevano servire a completare il bel monumento”