Damiana Patrimia 28/01/2019

Non è ozioso ricordare che in età normanna nella penisola
salentina furono costruite molte chiese romaniche, delle quali
tante furono distrutte da lotte e incursioni saracene, molte
ancora furono cancellate con i casali abbandonati dalla gente
che si ritirò nell’entroterra per sottrarsi alle insidie provenienti
dal mare, ed altre poi furono stravolte da chi non comprendeva
la necessità della conservazione del bene architettonico-
artistico omologandolo al gusto del tempo, barocco soprattutto.
È questo il caso della cattedrale di Nardò dedicata alla Vergine
Assunta, in antico detta “Santa Maria de Nerito”, ossia di
Nardò, voluta dal normanno Goffredo nel 1080 sull’area
della chiesa basiliana forse del IX secolo, dotandola dei
casali di Tabelle, Arneo e Lucugnano, beni che crebbero poi
per donazioni pubbliche e private. Goffredo nel 1090 ottenne
dal Papa Urbano IV che all’Ordine basiliano fosse sostituito
quello benedettino nella chiesa e nell’annesso monastero,
che da poco aveva fatto costruire. I Benedettini istituirono
nel monastero nuove cattedre di letteratura latina e greca, di
eloquenza e di matematica, conservarono nella chiesa loro
affidata la liturgia greca affianco a quella latina, e ciò durò fino
ad oltre il XV secolo, e cioè fino a quando a Nardò si continuò
a parlare in greco da parte di tanti abitanti e fino a quando,
ancora, avvenne l’applicazione dei dettami del Concilio di
Trento, intollerante nei confronti di ogni culto eterodosso.
Ovviamente le S. Visite ci offrono utili notizie sulle vicende
della Cattedrale di Nardò che iniziata nel 1080 fu completata
nel 1088 e venne consacrata il 15 novembre di quell’anno
contemporaneamente alla Cattedrale di Otranto. Addirittura
all’VIII secolo, se non più indietro ancora, risalirebbe la
sede episcopale di Nardò e la nuova cattedrale romanica
pare che si esemplasse a quella coeva di Otranto. Essa ebbe
il portico davanti all’ingresso centrale del prospetto, mentre
l’entrata della facciata laterale possedeva il protiro, preceduto
da due leoni che reggevano altrettante colonnine sormontate
da un’aquila con le ali spiegate ed una corona in testa. Sulla
maestosa aquila poggiava un rilievo che raffigurava il Transito
della Vergine che appariva circondata da undici apostoli. Il
tempio, dedicato alla Vergine Assunta, aveva forma basilicale
ed era a tre navate scompartite da colonne-pilastri e da due
mezze colonne per lato, reggendo archi a tutto sesto. Il tetto
era coperto a capriate lignee ed embrici (tegole), mentre il
pavimento si elevava per circa cinquanta cm. E vi si accedeva
mediante due scalini. Dietro l’unico altare, posto in fondo alla
maggiore nave appariva un grande Crocefisso scolpito nel
legno di cedro del Libano, detto “nero” perché annerito col
tempo. Secondo la leggenda questa statua sarebbe stata portata

a Nardò dai monaci basiliani tra il VII e l’VIII secolo, al tempo
delle persecuzioni iconoclaste, ma in effetti l’opera è del XII
secolo e si attribuisce ad un anonimo intagliatore spagnolo-
catalano, non immune da influenze artistiche napoletane. Tutto
il tempio, al pari delle altre chiese romaniche, era riccamente
affrescato, ovviamente con raffigurazioni che risentivano non
poco dell’arte bizantina. Delle pitture antiche nella Cattedrale
di Nardò, restano tra l’altro un S. Nicola del tardo XIII secolo
e un Sant’Agostino della fine del secolo successivo, il Cristo
Pantocratore del XII secolo, la Vergine col Bambino di epoca
angioina e alla stessa epoca appartiene il trittico raffigurante
San Nicola, la Madonna col Bambino e S. Maria Maddalena.
Più antico è l’affresco detto della Madonna della Sanità, autore
Bailardo, che si assegna alla prima metà del XIII secolo. Le
altre raffigurazioni sono molto più tarde, essenzialmente di
epoca barocca. Un primo campanile fu costruito agli inizi del
Duecento, a due ordini, separato però dalla chiesa, così come
spesso usavano i costruttori romanici. La struttura del tempio
già cominciò a mutare dal periodo angioino a partire dal 1354
allorché l’Abbate Azzolino De Nestore fece rifare il prospetto
gravemente lesionato da scosse telluriche, e allungò la navata
con due cappelle per parte, creando così le due navate laterali.
All’epoca risalgono gli archi ogivali e, sempre distanziato
dal tempio, venne rifatto il campanile, ma questa volta a tre
piani. Dopo il terremoto del 1456 vennero effettuati alcuni
consolidamenti statici, e ancora successivamente la chiesa subì
altri interventi con il completamento della facciata nel 1725.
All’epoca dell’episcopato di Antonio Sanfelice, che affidò
al fratello Ferdinando l’esecuzione dei lavori, ovviamente
eseguiti con il gusto del tempo, con interventi a scapito di ciò
che restava dell’arte romanica.Altri restauri ancora e nel 1901
un progetto, mai effettuato, voleva riportare all’originaria
forma medievale soprattutto il prospetto, ma intanto tra il 1892
e il 1899 la chiesa assunse l’aspetto esterno e interno col quale
oggi si presenta. Alcuni anni prima, nel 1879, la Cattedrale di
Maria Santissima Assunta fu dichiarata monumento nazionale
e circa un secolo dopo, nel 1980 fu elevata a Basilica minore15.