Salento come cultura, come mare, come calcio.

Appartenere ad una terra è di per sé un motivo di vanto. Rappresentare la propria terra è un onere da sostenere orgogliosamente. Quando la cultura turistica s’intreccia con quella calcistica il risultato è strabiliante. Questo è il Salento. Tutto parte, o meglio trova conferma, tre anni fa, periodo nel quale la piazza leccese torna nel massimo campionato calcistico italiano.Una promozione aspettata, trovata, portata a termine. 22mila spettatori in una cittadina di 94.000 abitanti, 1 cittadino su 4 tifa e sostiene la sua terra (al netto della provincia). Ma i tifosi giallorossi sono riusciti in un’impresa molto più grande di ciò che si aspettava, un’impresa politica senza confini e senza ruoli: aumentare inconsapevolmente il turismo. Pensate, per la provincia di Lecce nel 2023 Presenze turistiche sono state 8.645.034 con una Permanenza media: 2,88 notti per turista, facendo crescere il trend rispetto al precedente anno del 15,4%.Sarà un caso? Sarà merito del tifo giallorosso? Sarà sicuramente che avere una cultura territoriale talmente tanto forte atta a portare la propria terra più in alto possibile è motivo di grande merito. Una salvezza inaspettata, veramente miracolosa. Quasi si entrava sconfitti a vedere la gara, quasi a sapere che al termine del match si sarebbero versate lacrime di delusione e dolore. È vero le lacrime ci sono state, ma di tutt’altra emozione. 1-0 Coulibaly, triplice fischio e abbraccio anche con il primo tifoso che incontravi. Solo chi conosce Surraco e Diniz merita di gioire. Solo chi ha pianto a Frosinone può capire. Solo chi ha pianto con il Carpi può capire. Solo chi ha affrontato Rende, Sicula Leonzio e Tritium può capire. Lecce, sei di chi c’è sempre stato.

Marco Russo