Alexander Graham Bell non credeva che una sua invenzione, per quanto utile, sarebbe diventata una dipendenza.
Il primo telefono trasformava il suono (la voce) in segnali elettrici che viaggiavano lungo un filo, per poi essere riconvertiti in suono all’altro capo.
L’ultimo telefono lotta ad essere più grosso e costoso dell’ultimo.
Tutto verte attorno ad una foto ben fatta, ritoccata, distorcendo la realtà. Sì, perché oggi l’apparire conta più dell’essere.
Come siamo arrivati a ciò?
Tutto parte dall’essere utile all’essere comodo.
Immagina di avere un’auto per la prima volta: la utilizzerai con piacere per andare al tuo posto di lavoro evitando lo stress da bicicletta. Poi però ne trovi comodità, tanto che il tuo corpo trova benessere nello sprecare meno energie, finendo per fare anche 500mt in auto.
Stesso discorso vale per lo smartphone.
Siamo passati da una macchina scomoda ed utile a poco, ad un suv super accessoriato.
Notifiche intermittenti, scroll senza fine, like che alludono ad una abbraccio reale.
Allora il tuo cervello rilascia dopamina, perché percepisce quella cosa come una “ricompensa”.
E quindi vuoi rifarlo, ancora. Ecco perché controlliamo il telefono anche senza motivo.
Adesso, non rispondere subito ad una chat whatsapp risuona come maleducazione.
di Marco Russo