PIERANDREA FANIGLIULO 20-04-2017

Alla vigilia del match tra nobili decadute, Lecce-Messina, abbiamo voluto intervistare uno dei sei calciatori che le due società si sono scambiate nel corso della loro storia.

Se ti diciamo Luglio 2000, che cosa ti viene in mente?
“Lo scambio alla pari con Manitta. Io andai al Messina e lui venne a Lecce”.

Quello fu il tuo addio al Lecce, per lo meno calcistico. Che ricordi hai?
“Io volevo andarmene da Lecce già da molto tempo prima. A Lecce mi trovavo bene, abbiamo vinto tanto, ma io non giocavo e chiaramente per me veniva prima la mia carriera. Avevo parlato con la Società che mi aveva fatto determinate promesse, poi in ritiro si presentarono con Fabrizio Lorieri. Mi dissero una cosa e poi ne fecero un’altra”.

Lorieri ha scritto la storia del Lecce…
“Nulla da dire su Fabrizio, però mi avevano prospettato altri programmi e io pensavo di fare una carriera diversa. Ho perso troppo tempo. All’epoca me ne stetti in silenzio ma se fosse successo oggi sarebbe stato un altro discorso. La maturazione in un uomo e in un calciatore è fondamentale”.

Quindi il trasferimento a Messina. Come è andata? Dalla A alla C1.
“Mi sono trovato bene in quei due mesi circa ma lì cambiarono solo il portiere, lo spogliatoio era sempre lo stesso ed era molto unito, di personalità. Successero altre situazioni e poi alla fine decisi di accettare l’offerta del Monza in serie B. Non mi sono legato a questa città”.

Non quanto Lecce.
“Qui ci vivo e lavoro e sono molto legato. Non nel calcio perché qua da tanti anni ormai si fanno e si disfano i programmi con troppa facilità…”.